La pandemia in corso ci ha costretto ad impiegare i mezzi informatici nella maggior parte delle nostre attività più che mai (lavoro, scuola, servizi, lettura, sport, arte, etc.).

Nell’ultimo anno e mezzo, tutti hanno dovuto progredire nell’utilizzo delle moderne tecnologie. Un ruolo chiave per facilitare l’acquisizione di nuove competenze IT da parte delle generazioni più anziane, lo hanno spesso svolto i più giovani, affiancando genitori, nonni e amici meno “digitalizzati”.

Le nuove tecnologie e il lavorare da remoto hanno avuto e continueranno ad avere un impatto sempre più forte sulle attività di Ricerca e Selezione del Personale.
Il ´Time to hire’ (tempo di assunzione), uno dei parametri più rilevanti del Recruitment, è stato totalmente rivoluzionato.
Se fino a tre anni fa circa, si poteva stimare in indicativamente 35 giorni il tempo necessario per assumere una nuova risorsa, nel 2020 questo parametro è diminuito fortemente.
Abitualmente, uno dei motivi dei tempi lunghi dei processi di selezione è dato dalle difficoltà di incrociare agende di recruiter e candidati per trovare il giorno e l’orario per i colloqui. Ora, lavorando da remoto e utilizzando le video interviste, questa problematica è stata in buona parte risolta, agevolando in primis quelle aziende che hanno dovuto aumentare la produttività durante la pandemia, rafforzando rapidamente la forza lavoro.
La possibilità di offrire opportunità professionali da svolgere totalmente in remoto, ha permesso alle aziende di assumere talenti da qualunque provenienza, anche geograficamente molto distanti. Offrire un lavoro che prevede la possibilità di lavorare 2/3 giorni a settimana da remoto, oggi consente dunque di attingere ad un bacino più ampio di candidature.
Tutto questo amplifica l’importanza di adottare una strategia di Employer Branding per attrarre i migliori candidati, contestualmente agire sulla Retention e sull’Engagement dei dipendenti, per differenziarsi e risultare competitivi sul mercato.

Lo Smart working è diventato uno dei benefit più apprezzati dai candidati e ha un impatto determinante nella scelta di un potenziale nuovo datore di lavoro.
L’equilibrio tra lavoro e vita privata è oggi più che mai considerato prioritario: una politica di Smart working flessibile diventa dunque una potente arma attrattiva per convincere i migliori candidati a scegliere l’azienda che offre tale opportunità. Lo Smart working ha fatto emergere l’importanza delle soft skills, necessarie e complementari alle hard skills. Fra le prime, spiccano le capacità relazionali, l’attitudine a coordinare team che lavorano con costanza da casa e l’affidabilità, che comprende molte qualità umane quali l’onestà, l’integrità, la puntualità. Anche la gestione del proprio tempo in autonomia rappresenta una sfida difficile per molti lavoratori. Riuscire a definire le priorità in questo contesto è stato determinante.

Da marzo 2020 le aziende si sono viste costrette ad accelerare la digitalizzazione di molti dei loro processi. Un grosso ostacolo è stato la non sufficiente competenza digitale della forza lavoro, unito talvolta, alla inadeguatezza delle infrastrutture tecnologiche. Tutto ciò ha spinto le imprese ad investire ulteriormente nella formazione delle competenze digitali del personale già in organico; contemporaneamente i recruiter sono stati chiamati ad identificare e assumere con velocità un gran numero di professionisti IT già altamente specializzati.

I software per il Recruitment (ATS application tracking systems), dotati di intelligenza artificiale, di strumenti quali video colloqui, test di personalità linguistici, etc., ha fatto la differenza, assicurando un’ottimizzazione dei processi di selezione delle aziende, trasferendo un’immagine di innovazione e al contempo orientata alla cura del singolo candidato coinvolto.

Anche grazie a questi sistemi informatici all’avanguardia, le imprese sono state e saranno facilitate nel dotarsi dell’organico necessario ad intercettare la ripresa economica che arriverà, tutti speriamo, presto.